a1.8   Nutrizione e funzioni organicheL’alimento, come tutto quello che viene in contatto con il nostro sistema vivente, per essere utilizzato ed entrare a far parte di noi deve, prima di tutto, essere “riconosciuto”, poi destrutturato, fin quando i singoli componenti dell’alimento stesso non siano interpretati come “utili”, sia per l’assorbimento che per le funzioni alle quali sono idonei e destinati. Quindi, quanto introdotto deve essere ridotto fino ad arrivare a quella minima entità strutturale che venga “riconosciuta” come “idonea”, tenendo sempre presente la condizione funzionale degli organi preposti alla digestione.

Dai progressi dell’endocrinologia poi, è stato dimostrato in modo inequivocabile che un conto è la quantità di ormone secreto, un conto la sua biodisponibilità circolante, un conto infine la capacità di utilizzazione recettoriale, quindi del “come” interagisce con il suo effettore finale.
Un alimento, introdotto nel tubo digerente, viene gestito dal corpo con particolari modalità. Per questo motivo, il destino dei componenti alimentari è legato schematicamente a due fattori: il primo è quello proprio delle sue specifiche caratteristiche chimiche, il secondo invece, ed è quello più importante, dipende da ciò che il corpo in quel momento sta facendo e quindi dai suoi momentanei e dinamici bisogni e dalle sue particolari condizioni.

Questa diversità nell’utilizzo metabolico è più facile osservarla nella donna che non nell’uomo; infatti, nell’economia della fisiologia femminile, uno stesso stimolo della tiroide tramite il pesce o altri alimenti ricchi di iodio, nella prima fase del ciclo stimola l’ovaio alla produzione di estrogeni e nella seconda fase promuove la produzione di progestinici.
Stessa considerazione può valere per i bioritmi circadiani, per i quali alimenti stimolanti la funzione surrenalica, come l’uovo, il sale, le proteine, ecc. sono ottimali nelle ore del mattino, mentre di sera possono disturbare il sonno.

Altra considerazione generale è che il tubo digerente nella sua totalità è in qualche modo una parte del mondo esterno che si trova al nostro interno, ed è comunque il mediatore che trasforma il mondo esterno in noi. Tutti i processi che avvengono in questo senso sono ancora in gran parte sconosciuti, poiché la vita dell’alimento deve essere totalmente “uccisa” per poter essere resa nostra. Quando questo non avviene, o avviene solo in parte, una informazione vitale estranea penetra illecitamente in noi, provocando immediatamente malattia.
In realtà, non esistono processi patologici che non siano inquadrabili nelle leggi di natura. Ciò che bisogna capire è che la malattia e la sofferenza è dovuta unicamente alla presenza, illecita o fuori tempo, di determinati processi naturali in ambiti organici nei quali non dovrebbero avvenire.
Che cos’è, infatti, l’allergia se non la penetrazione di frammenti del mondo esterno ancora contenenti l’informazione riguardante un’altra forma vitale che non è la nostra, o una suppurazione con batteri facenti parte della natura e che svolgono le loro funzioni “normali” di crescita e riproduzione in un luogo organico dove non dovrebbero essere? Gli esempi potrebbero essere estesi a tutta la patologia, da quella autoimmune a quella degenerativa, dai tumori ai disturbi psichiatrici.

51PCtFpEVeSIn sintesi, un individuo in equilibrio, con una ottimale capacità di distinzione del self dal non-self a livello biologico, emozionale e mentale, ha anche la capacità intestinale di rendere completamente suo ciò che assimila, destrutturandolo quanto basta ed eliminando con gli emuntori ciò che deve essere eliminato. L’osservazione attenta e quotidiana del paziente, protratta nel tempo, fa riflettere su alcuni punti essenziali riguardanti prima la diagnosi e poi la terapia, quale che sia la metodica che il medico intenda utilizzare.
La prima considerazione è che l’organismo manifesta sempre in modo chiaro e preciso, attraverso i sintomi, quelli che sono i suoi deficit e le sue difficoltà. Se il medico impara ad ascoltare il malato e si riappropria di quelle capacità semeiologiche, oggi delegate troppo al laboratorio, scoprirà che il paziente fornisce sempre tutte le informazioni necessarie alla diagnosi ed alla cura dei suoi disturbi.
Altra considerazione è che le malattie iniziano sempre in modo “semplice”. Infatti, per un tempo più o meno lungo, l’organismo cerca di attuare da solo dei processi di guarigione. Solo quando questi non riescono, vengono messi in atto processi di compenso o di vicariazione per avere il minor danno vitale possibile dal persistere del disturbo. Già in questo stadio è più difficile curare, perchè la patologia si presenta “stratificata” ed intricata. Ma la cosa peggiore, quella che rende veramente problematico il recupero della salute, è il danno operato da terapie farmacologiche spesso premature, talvolta inopportune, se non addirittura improprie. Sembrerebbe eccessivo, ma purtroppo l’utilizzo del farmaco non è quasi mai mirato e ridotto al minimo indispensabile; tendendo oggi la medicina sempre più ad utilizzare il presidio terapeutico per sostituire le funzioni alterate, piuttosto che per cercare di recuperare le stesse.
 
Questa gestione così “sottile” è affidata solamente all’abilità clinica del medico nutrizionista e alla sua fatica quotidiana nel capire il dinamismo clinico continuo espresso dai sintomi del paziente. La Bioterapia Nutrizionale è difficile perchè esistono solo linee guida generali, non essendo possibile formulare regole assolute, nella misura in cui non esiste un malato che, a parità di patologia, abbia delle reazioni perfettamente sovrapponibili a quelle di un altro affetto dalla medesima patologia. La standardizzazione, che tante certezze sembra dare in Medicina, in realtà non risponde mai alla realtà clinica.
Bisogna ritornare a quella che una volta veniva definita “arte medica” come sintesi di tecnica e di abilità intuitiva, con una compenetrazione fra medico e paziente affinché si realizzi in modo completo l’atto medico, come azione mirata ad ottenere un risultato terapeutico verso la guarigione, non solo verso la riduzione o la soppressione dei sintomi.
 
Testo pubblicato anche da RED! Edizioni con il titolo "Bioterapia Nutrizionale. Nutrizione e funzioni organiche"
 
 
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La Bioterapia Nutrizionale® è una metodica terapeutica che utilizza gli alimenti e le loro associazioni per la prevenzione e la cura delle malattie.

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